La famiglia, intesa come sistema dinamico, è il primo luogo sociale, la prima "palestra" relazionale in cui il bambino sperimenta se stesso. I genitori (o chi si prende cura) rappresentano per il bambino quella che viene definita da Bowlby "la base sicura", intesa metaforicamente come un porto da cui partire per esplorare il mare e poter approdare nuovamente, in caso di bisogno. La qualità dell'attaccamento favorisce lo strutturarsi di un trampolino di lancio che permette al bambino di tuffarsi nelle relazioni, di sperimentarsi, di guardarsi sia coi propri occhi che con quelli dell'altro.
I genitori, nella cura e nel nutrimento affettivo del bambino, fungono da sostegno e da guida.
All’interno della famiglia i bambini sviluppano autonomia ed appartenenza. Dunque, il modo in cui funziona una famiglia ha implicazioni importanti per lo sviluppo psicologico del bambino.
Sfatiamo il mito che esiste la famiglia perfetta! I genitori sono "perfetti" nel momento in cui accettano e tollerano le proprie imperfezioni e le proprie fragilità. Sono proprio i limiti - se riconosciuti - che fungono da motore per il cambiamento: gli ostacoli possono trasformarsi in grandi opportunità di crescita e di miglioramento.
Se evitiamo ai nostri figli ogni pericolo, priviamo loro della possibilità di crescere e di imparare a sviluppare le personali strategie di risoluzione dei problemi che si possono presentare nella vita. La comunicazione che diamo ad un bambino è "non sei capace!"; “non puoi fare da solo!”.
Osservando i bambini possiamo notare come la loro naturale curiosità li spinga ad esplorare il mondo senza considerare i pericoli.
la famiglia deve rendere l'ambiente un luogo sicuro, a misura di bambino;
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evitando di sostituirsi al bambino.
I bambini quando imparano a gattonare provano ad arrampicarsi ovunque, è sorprendente come ben presto i piccoli imparino a cadere. Si, proprio così! Magari dopo varie cadute e qualche bernoccolo, ad un certo punto diventano esperti, sviluppano una tecnica personale che permette loro di non farsi male. Immaginiamo quando iniziano a muovere i primi passi. Inizialmente il bambino ha bisogno di essere sostenuto ancorandosi con forza alla mano dei genitori, via via verrà sostenuto in un modo sempre più leggero, fino a quando riuscirà a camminare da solo. Mamma e papà saranno vicino, pronti a dare sostegno nel caso ci sia bisogno. Tutti i bambini hanno bisogno di cadere: solo chi cade può imparare ad alzarsi!
Avere fiducia è un concetto fondamentale: se ci fidiamo dei bambini diamo loro un messaggio chiaro: “mi fido di te, delle tue capacità e potenzialità e sono qui se ne hai bisogno!" Questo permette al piccolo di credere nelle proprie risorse ed incide positivamente sull'autostima, rinsaldando la relazione genitori-figli.
Al contrario utilizzare frasi come: "non lo sai fare, sei piccolo!"; “hai visto sei caduto/a, te lo avevo detto!” incide negativamente sull’autostima e non consente al bambino di conoscere le sue potenzialità.
Ogni genitore dovrebbe osservare il suo bambino e fermarsi un attimo per chiedersi:"mi fido di lui?; può farcela a fare da solo?" (chiaramente in base alla fase di sviluppo).
È importante spronare il bambino con frasi del tipo: "vai, mamma/papà è qui, se hai bisogno di aiuto io ci sono!" o meglio “Ti aiuto a fare da solo, puoi riuscirci!”.
Sempre più genitori, però, nel tentativo di salvaguardare i propri bambini finiscono per proteggerli in modo eccessivo, prendendo decisioni al posto loro ed evitando qualsiasi contatto con i “pericoli” del mondo reale. Questi genitori, involontariamente, “tarpano le ali” ai loro figli inviando loro un messaggio pericoloso "non può riuscirci da solo!". Per fare un esempio sono quei genitori che seguono come un’ombra il piccolo, evitando che si sporchi, inciampi, si faccia male. Un messaggio del genere fa nascere nel bambino un senso di insicurezza, di maggiore dipendenza dai genitori e una scarsa autostima.
Per concludere, un bambino ha bisogno di essere lasciato libero di muoversi, sperimentare ed osservare, di non avere il fiato sul collo, ha bisogno di sporcarsi, di avere le "mani in pasta", di stare a contatto con la natura. Compito dei genitori è quello di guidarli ed educarli verso l'autonomia. Dobbiamo dare la possibilità ai bambini di fare da soli, di poter esaminare in libertà, di riuscire ad affrontare gli ostacoli e di mettersi alla prova.
Avete mai visto la gioia di un bambino quando riesce a fare da sé? Si sente fiero e soddisfatto di esserci riuscito senza l’aiuto dell’adulto.
Un bambino, attraverso l’esplorazione e la sperimentazione, ha la possibilità di testare le sue capacità e competenze, impara ad essere responsabile e autonomo e soprattutto si sente libero di esprimersi, essendo semplicemente sé stesso.
Autori:
Dott.ssa Ilenia Cipollaro, psicologa, psicoterapeuta sistemico-relazionale
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Dott. Paolofabrizio De Luca, psicologo, psicodiagnosta, psicoterapeuta e psicosomatista
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Dott. Paolofabrizio De Luca
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