Adolescenza: quanto è difficile piacersi!

Adolescenza: quanto è difficile piacersi!

“Ogni giorno mi alzo e davanti lo specchio esclamo: non potevo essere più carina?” Questa è la frase di una ragazza adolescente in una seduta di terapia. Quest’espressione descrive molto bene come sia difficile per gli adolescenti “piacersi”. In questa fase conta poco sentirsi intelligenti o capaci, sembra che tutto ruoti solo intorno alla bellezza. Ci si sente sicuri se si piace a chi guarda, ma anche chi è oggettivamente bello va in crisi e si vede brutto. Piacersi per gli adolescenti si trasforma in una vera e propria ossessione!

Questa paziente, che chiamiamo Carla, guardandosi allo specchio si percepiva un mostro. In palestra, vedendo le altre persone, pensava che tutti si girassero al suo passaggio, perché si riteneva inguardabile. Il suo forte disagio si strutturava in pensieri, tipo: “nessuno può amarmi con un corpo simile ed un volto pieno di brufoli”. Ed ecco che il volto inizia ad essere identificato come un elemento che rende impossibile la comunicazione con l’altro.

Ovviamente questi vissuti producono situazioni di grande disagio per l’adolescente che non si piace e che vive il corpo come qualcosa di inadeguato, da combattere e modificare. È in questo difficile momento di crescita che, spesso, i genitori si rivolgono allo psicologo per aiutare i propri figli. Nell’adolescenza è fondamentale per una ragazzina sentirsi “bella”, perché questa percezione produce equilibrio e felicità. Allo stesso modo i maschietti desiderano sentirsi forti, importanti e potenti agli occhi degli amici. In entrambi i casi tutto è finalizzato all’ammirazione dei coetanei e, quando ciò non si verifica, ecco il disagio esistenziale. In questi casi diventa fondamentale che i genitori siano presenti, per passare ai figli il messaggio che il valore di una persona non dipende dal suo aspetto esteriore, e che conta ciò che si è e non ciò che appare. In questo periodo di grande trasformazione e di sviluppo bisogna aiutare gli adolescenti a valorizzare la stima di sé per incrementare la consapevolezza del proprio valore, indipendentemente dal consenso altrui. I genitori possono aiutare i figli nel sentirsi importanti ed a comprendere che quando si sbaglia, l’importante è non perseverare. Nessuno è sbagliato di natura, ma tutti possono crescere e migliorare attraverso la consapevolezza. Lo stesso discorso vale per il corpo che, durante lo sviluppo adolescenziale, si trasforma e si accresce. Lo schema del corpo origina dal riconoscimento, e chi inizia a far questo col bambino? La madre. La mamma accarezza, pettina, osserva, veste, parla, stimola, etc. Alla fine è proprio ciò che i genitori apprezzano nel figlio che diventa la base dell’autostima. Quando i genitori sono insoddisfatti e tristi i figli assorbono i conflitti che poi canalizzano proprio sul corpo, non accettandolo e di conseguenza … non accettandosi! Genitori solidi, che - anche se sono separati - vivono in equilibrio, generano nei figli lo sviluppo di sentimenti come sicurezza, accettazione e curiosità per la vita!

Paolofabrizio De Luca

Psicologo e Psicoterapeuta

 

lunedì 26 febbraio 2018

Le Vie del Benessere

Dott. Paolofabrizio De Luca
Psicologo - Psicoterapeuta - Consulente Tecnico d'Ufficio Tribunale di Napoli.
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