I disturbi alimentari si manifestano con l'alterazione del comportamento alimentare. Quando l'assunzione del cibo non è legata alla soddisfazione delle proprie esigenze nutrizionali allora si parla di disturbo alimentare: c'è chi continua a mangiare anche se sazio e chi smette di mangiare nonostante sia sotto nutrito.
Sono due le categorie dei disturbi alimentari determinati dalla necessità di soddisfare bisogni che non hanno alcun legame con lo stimolo della fame e della sazietà: l'anoressia nervosa e la bulimia nervosa.
Il cibo, in generale, può essere considerato quella forma di materia che riconduce all'amore. Il livello di piacere delle relazioni è quello orale.
Anoressia nervosa: il rifiuto del cibo e la connessa perdita di peso nell'anoressia sono conseguenti a un'alterata percezione del proprio corpo, nella forma e nelle dimensioni. L'anoressico si vede sempre grasso pertanto, timoroso di acquisire peso, rifiuta il cibo; così facendo mantiene il peso corporeo al di sotto di quello minimo normale per l'età e l'altezza. Questo disturbo alimentare colpisce indipendentemente dal sesso, sebbene a soffrirne siano in maggioranza le ragazze che, in epoca post-puberale, manifestano questa patologia oltre che con la perdita di peso e il vomito autoindotto anche con l'amenorrea, ovvero l'interruzione del ciclo mestruale.
In diversi casi l'anoressia esprime a livello simbolico il rifiuto della femminilità associato a conflitti affettivi familiari o relazionali. Tuttavia il denominatore comune è l'alterazione della percezione dei naturali stimoli corporei a vantaggio di una dimensione mentale dell'esistenza.
Bulimia nervosa: la persona ingerisce, in modo rapido e ripetuto, grosse quantità di cibo, per poi indurre il vomito e così liberarsi di quanto introdotto. Oltre al vomito autoindotto possono essere utilizzati lassativi. Quindi, le manifestazioni essenziali della Bulimia sono: la presenza di abbuffate e di inappropriati metodi compensatori per prevenire il conseguente aumento di peso. Inoltre i livelli di autostima sono, nei soggetti con Bulimia, eccessivamente condizionati dalla forma e dal peso corporeo. Per giustificare la diagnosi, il soggetto deve avere un minimo di due episodi di abbuffate e di comportamenti compensatori inappropriati alla settimana per almeno tre mesi.
La Bulimia, principalmente, esprime un enorme bisogno d'amore in associazione alla – paradossale – necessità di rifiutarlo.
Obesità: quando il tessuto adiposo del corpo è eccessivo al punto da divenire causa di malattie oppure quando il sovrappeso aumenta la possibilità dell'insorgere di malattie o ne aggrava la situazione.
Disturbo da Alimentazione Incontrollata o Binge Eating Disorder: le manifestazioni essenziali sono episodi ricorrenti di alimentazione impulsiva, associata con indicatori soggettivi e comportamentali di riduzione del controllo e di disagio significativo concernenti l'alimentazione impulsiva e in assenza dell'uso regolare dei comportamenti compensatori inappropriati (come vomito auto-indotto, abuso di lassativi e di altri medicamenti, digiuni ed eccessivo esercizio fisico) che sono caratteristici della Bulimia. Gli indicatori della diminuzione del controllo comprendono il mangiare molto rapidamente, il mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni, il mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non affamati, il mangiare da soli per l'imbarazzo causato dalla quantità di cibo ingerito e il provare disgusto, colpa o depressione dopo gli abusi di cibo. Il disagio marcato richiesto per la diagnosi comporta sentimenti spiacevoli durante e dopo gli episodi di abbuffate, inoltre preoccupazioni circa le conseguenze a lungo termine degli episodi ricorrenti di ingerimento incontrollato del cibo sulla forma e sul peso del corpo. Gli episodi di abbuffata devono verificarsi, in media, per due o più giorni alla settimana lungo un periodo di almeno sei mesi. La durata di un episodio di alimentazione incontrollata può variare grandemente e molti soggetti hanno difficoltà a distinguere il comportamento alimentare incontrollato in episodi separati. Tuttavia essi di solito riescono a ricordare se il mangiare senza controllo si è verificato o no in un certo giorno. Pertanto viene consigliato di tenere il conto dei giorni in cui si manifesta il mangiare incontrollato, piuttosto che quello delle abbuffate, come invece si fa per la diagnosi della Bulimia.
Dott. Paolofabrizio De Luca
Psicologo - Psicoterapeuta - Consulente Tecnico d'Ufficio Tribunale di Napoli.
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